Il Manifesto

Un'anomalia tutta italiana

L'OPINIONE di VINCENZO ACCATTATIS*

28 dicembre 1997

L' ITALIA è un paese normale oppure un paese anormale? E', certamente, un paese anormale; un paese nel quale il leader del "buon governo", condannato dai giudici di Milano per falso in bilancio a seguito di regolare processo con ampio esercizio del diritto di difesa, ritiene di poter dichiarare di aver ricevuto una condanna "senza conseguenze pratiche" (in ragione del condono che gli è stato applicato) e, quindi, "un mero sfregio" alla sua immagine, ciò che accade "nei regimi totalitari".

Silvio Berlusconi afferma che i magistrati di Milano (giudici e pubblici ministeri) lo perseguitano. Ma come mai questa sua convinzione non è condivisa dagli osservatori internazionali?

Sulla stampa internazionale Silvio Berlusconi è descritto per quel che è: un monopolista privo di scrupoli che indebitamente richiama le "leggi del mercato", che indebitamente richiama le regole del "buon governo". Questo stesso giudizio è stato espresso recentemente da un "giudice imparziale", da un giudice serio che conosce profondamente le cose italiane, dallo storico inglese Denis Mack Smith ("Storia d'Italia" aggiornata, editore Laterza).

Mack Smith è un liberale, è un liberale inglese; dovrebbe essere della stessa scuola di Silvio Berlusconi; può essere quindi considerato giudice imparziale. E perché mai allora Mack Smith dà del leader del "Polo delle libertà e del buon governo" un giudizio pesantemente negativo? I "liberali" italiani del "Polo delle libertà e del buon governo" dovrebbero interrogarsi profondamente su questa questione.

Gli "istinti personali di Berlusconi" afferma Mack Smith sono quelli di un "monopolista che ha costruito la sua fortuna eliminando la concorrenza" ed aggirando disinvoltamente le leggi. Da presidente del consiglio ha mostrato "di volere il potere politico" allo scopo di promuovere i suoi privati interessi. Anziché affrontare i problemi dell'Italia, disoccupazione, mafia, corruzione, debito pubblico, ha sprecato il suo tempo in questioni "meno importanti e meno limpide". Mack Smith ricorda l'iniziativa di Berlusconi, fortunatamente non coronata da successo, "di affermare la sua autorità sulla Banca d'Italia e di legare le mani ai magistrati che avevano buone ragioni di voler esaminare i libri contabili della Fininvest" e tratta anche del
duopolio Rai-Fininvest con la differenza - rimarcata dallo storico inglese - che la Rai è obbligata, per legge, a dare voce anche ai partiti di opposizione, mentre le reti Fininvest fanno passare messaggi politici uniformi pro-Berlusconi.

Berlusconi ha anche acquistato la Mondadori e l'Einaudi: "In nessun altro paese europeo il proprietario di un così colossale impero dell'informazione avrebbe potuto crearsi un partito politico a netta impronta personale e formare un governo". Negli Stati uniti ci ha provato Ross Perot ma è stato messo immantinente da parte. La "Storia d'Italia" di Mack Smith è anche una storia della corruzione. E', anzi, una storia esemplare della corruzione italiana ed una esaltazione dei magistrati di Mani pulite e dei magistrati che, a rischio della vita, in Sicilia istruiscono i processi di mafia.

Sfilano i nomi di Falcone, di Borsellino, di Caselli. Quelli che Berlusconi considera i suoi persecutori da Mack Smith vengono quasi definiti eroi.

*magistrato