Il Ponte, febbraio 2011

IL COMUNISTA BERTOLT BRECHT

Vincenzo Accattatis

Il 27 febbraio del 1933 il giornalista Ludwig Marcuse è seduto in un caffè di Berlino in compagnia degli scrittori Joseph Roth e Ernst Weiss, quando – racconta Marcuse – il cameriere si accosta al suo tavolo e dice «il Reichstag è in fiamme» (1). Chi lo ha incendiato? Due altri signori, seduti nel caffè, rispondono. Il primo: «i nazisti». Il secondo: «i comunisti». Il dibattito sull’incendio del Reichstag è iniziato. Dura ancora. Il giorno dopo cominciano le retate anticomuniste (2). Brecht lascia la Germania, i suoi libri vengono bruciati, gli viene tolta la cittadinanza tedesca - Brecht diviene un apolide, o, se si vuole, un cittadino del mondo.

Frederich Ewen inizia la seconda parte del suo libro, intitolata «L’esilio», con i versi di Dante: “Tu proverai sí come sa di sale lo pane altrui, e com’è duro calle lo scendere e il salir per l’altrui scale” (3).

«Il tempo era scuro», ma, si domanda Brecht, «perché i poeti rimangono silenti» (In finstern Zeiten)? È la storia del liberalismo tedesco, poi dell’autoritarismo e dell’imperialismo, poi della sconfitta nella prima guerra mondiale, poi dell’inflazione, della miseria nera, della disoccupazione, del nazismo trionfante: dopo il febbraio del 1933 le persone di sinistra che rimangono in Germania vengono inquisite, imprigionate, torturate, chiuse nei campi di concentramento.

Teste tonde e teste a punta, l’opera scritta da Brecht a partire dal 1932, gli viene commissionata da Ludwig Berger (4). Brecht parte da Misura su misura, la commedia piú filosofica di Shakespeare che analizza il potere, in particolare il potere delegato (e la funzione giudiziaria delegata), ma trasforma profondamente la commedia shakespeariana.

Già in stampa quando Hitler prende il potere, i nazisti sequestrano l’opera. Nella prima stesura, Brecht critica la falsa imparzialità della giustizia borghese. Nella seconda, dopo che Hitler è già al potere e influisce pesantemente sulla giustizia, tratta dell’influenza diretta del dittatore sulla giustizia - se del caso, il dittatore si sostituisce al giudice. Nell’opera di Brecht per due volte Angelo Iberim si sostituisce al giudice, giudica al suo posto, e dietro il potere di Iberim sta il potere economico. Secondo Brecht, la giustizia indipendente e imparziale non è realtà, è ideologia. Questo il primo messaggio.

In Misura su misura di Shakespeare la problematica è questa: sotto la toga del giudice c’è l’uomo con le sue passioni. Il sovrano deve sorvegliare perché effettiva giustizia sia fatta. La giustizia deve essere clemente. In Teste tonde e teste a punta di Brecht ce n’è, invece, un’altra: sotto le apparenze della giustizia imparziale e super partes vi sono le scelte di classe, e vi possono essere anche scelte razziali, che vanamente cercano di occultare le scelte di classe. Nella commedia di Shakespeare il sovrano è il re, in quella di Brecht lo è il potere economico.

L’indipendenza dei giudici e il fascismo

Il giudice borghese si pretende imparziale ma non lo è, si pretende neutrale ma non lo è. Le cose vanno cosí ma potrebbero andare in modo diverso se noi prendessimo coscienza, se noi lo volessimo:

“...ciò ch’è abituale, ciò che succede ogni giorno [...] trovatelo strano! Inspiegabile, pur se normale [...]! Nella regola riconoscete l’abuso e [...] procurate rimedio» (5). Occorre scrutare bene, non guardare in aria; agire, non solo parlare. Il nazismo era sul punto di governare il mondo. I popoli lo hanno sconfitto, ma occorre non cantare vittoria perché il grembo che lo generò è ancora fecondo (6).

Per Brecht il fascismo è il male assoluto. Sotto il fascismo l’indipendenza della magistratura non può esistere. Ui: “Se non ho in tasca il giudice, mettendogli qualcosa nella sua, non ho diritti (7).

Ui è contro i sindacati degli operai:

il singolo lavoratore ha tutta la mia simpatia. Soltanto quando si mette in massa e poi pretende di intervenire [...] io dico allora: fermo fratello, in questo modo non va bene ... (8).

Il lavoratore deve essere solo di fronte all’imprenditore. Due “libere volontà”, una di fronte all’altra, firmano il contratto di lavoro. Le due libere volontà stanno alla pari.

Se comanda Ui la giustizia è impossibile, anche se i giudici che dipendono da lui si affannano a dichiarare che essi esercitano le loro funzioni in totale indipendenza: “La stampa ha alluso a pressioni di cui la Corte sarebbe stata [...] oggetto [...]. [La Corte assicura] di non essere stata sottoposta a pressione alcuna, di esercitare la giurisdizione in piena indipendenza (9). In piena indipendenza: vi può essere sotto il fascismo? Verità o ideologia? Quali sono i presupposti perché i giudici possano agire in piena indipendenza? La piena indipendenza è possibile? Problematica marxiana e brechtiana. Brecht ha studiato Marx, Engels, Lenin (10).

Ogni scena di La resistibile ascesa di Arturo Ui riflette eventi realmente accaduti in Germania: l’incendio dei magazzini, l’incendio del Reichstag, l’imputato Fish, Marinus van der Lubbe (11).

Chi ha incendiato il Reichstag? I nazisti? Ma chi osa dirlo in quel tempo in Germania? Nel corso del processo la luce si spegne e si riaccende varie volte. Che cosa avviene dietro le quinte? Il processo viaggia, si sposta da una città all’altra. Le gerarchie gestiscono lo spazio e il tempo del processo.

Ascesa «resistibile» quella di Arturo Ui, ci dice Brecht, ma le “autorità” non resistono; vogliono, assecondano. Se “il popolo” si pone «contro il governo», contro il potere economico, «va dissolto» (12).

Shakespeare è iperpresente nelle commedie di Brecht. Nella commedia da parabola in esame sono presenti Riccardo III, Macbeth, Giulio Cesare (13).

Brecht davanti ai suoi censori

La madre: commedia scritta negli anni 1930-31 e rappresentata nel 1932. Goebbels denuncia la cultura tedesca sotto influenza ebrea: «alcune scene predicano la resistenza all’autorità», ridicolizzano la giustizia. La giustizia non deve essere ridicolizzata, deve essere rispettata - dicono i nazisti. Brecht una prima volta davanti al censore tedesco, nel 1932, una seconda volta, nel 1947, davanti al censore americano (14). Dovrà fuggire ancora, anche se, certo, i censori americani non l’avrebbero arrestato o torturato (15). Brecht va negli Stati Uniti per fuggire dalla follia nazista e incappa nell’isteria anticomunista americana, nel maccartismo. Il primo emendamento della Costituzione americana dice: Congress shall make no law [...] abridging the freedom of speech. Ma chi lo rispetta? La libertà di espressione ha tutta una storia in Usa.

New York, 30 ottobre 1947. Brecht è davanti alla «Commissione per le attività antiamericane»:

Brecht - Posso leggere la mia deposizione?

Presidente - Vogliamo prima identificarla.

Brecht - Ho dovuto lasciare la Germania nel febbraio del 1933 quando Hitler ha preso il potere. Sono andato in Danimarca. Quando, nel 1939, la guerra è divenuta imminente sono andato in Svezia, a Stoccolma, dove sono rimasto un anno, poi Hitler ha invaso la Norvegia e la Danimarca e, obbligato a lasciare la Svezia, sono andato in Finlandia per attendere il mio passaporto per gli Stati Uniti.

Stripling - Qual è la sua occupazione?

Brecht - Sono autore drammatico e poeta.

Stripling - Autore drammatico e poeta?

Brecht - Sí (16).

Il giorno successivo Brecht parte per l’Europa, va in Svizzera e poi a Berlino Est. A Leipzig incontra alcuni studenti e uno studente gli chiede: «Signor Brecht che cosa cerca nella zona di occupazione sovietica?». Risposta: «La mia casa e il mio teatro ...».

In Svizzera, Brecht adatta l’Antigone di Sofocle e, su invito, si reca in Germania Est. Disgustato per il reinserimento dei nazisti nell’amministrazione della Germania Ovest (analogo fenomeno, in quegli anni, si verifica per i fascisti in Italia), accetta poi di sistemarsi definitivamente a Berlino Est. Lí fonda il «Berliner Ensemble», che acquista fama mondiale. Nel 1939, in Svizzera, scrive l’Antigone: resistere al tiranno, contrastare le guerre imperiali.

L’Antigone di Brecht ha un preludio: Berlino, aprile 1945; la guerra sta per finire, due sorelle escono da un rifugio antiaereo. Creonte è presente, cioè Hitler è presente. Creonte-Hitler: l’imperialismo antico e l’imperialismo moderno. Il tiranno antico che incendia e distrugge, il tiranno moderno che incendia e distrugge.

Questo il preludio, poi inizia la tragedia di Sofocle in versione Hölderlin, in versione Brecht. Dopo la prima guerra mondiale Walter Hasenclever aveva scritto una potente Antigone, con Antigone rappresentata come un’appassionata pacifista (17). Nell’Antigone di Brecht il fuoco del discorso è su Creonte, l’epitome di tutti i tiranni, ma i tiranni possono essere sconfitti: «ora Tebe è caduta ...», la Germania è distrutta. Le famiglie sono distrutte, sconvolte dalla “disciplina” nazista: i figli sono stati indotti a denunciare i padri e le madri (18).

L’imparzialità dei giudici

Un problema raramente affrontato: come si pone il giudice liberale di fronte alle classi? È neutrale? Può esserlo? Se la legge non è neutrale, il giudice può esserlo (19)?

La giustizia, dicono i liberali, «ha solo una bilancia per il ricco e per il povero, per il grande e per il piccolo». La decisione del giudice prescinde dalla considerazione delle persone e l’essenza della giustizia è l’imparzialità (20). Scrive Logan E. Bleckley: “Per quanto ne so, il tribunale è il solo luogo sulla terra dove il cattivo e il buono possono contendere fra loro su di un rigoroso piano di eguaglianza” (21). Ideologia.

Brecht non fa ideologia, invece demistifica: critica la giustizia liberalborghese che non è “vera” giustizia imparziale - critica, ma non è in grado di proporre alternative. Nessun marxista è stato, o è, in grado di proporle. Quando lo Stato sarà nelle mani dei proletari la giustizia neutrale verrà da sé. Non è venuta.

“La canzone dei tribunali […] Al seguito dei briganti vengono i tribunali. E quando gli innocenti vengono uccisi, i giudici si riuniscono attorno ai cadaveri e li condannano. Sulla tomba delle vittime vengono uccisi tutti i loro diritti. Le sentenze dei tribunali calano come ombre di mannaie e non basta. Ci vuole anche la sentenza in aggiunta?

Dove volano gli avvoltoi? Il deserto li ha respinti: i tribunali li nutriranno. Qui l’assassino trova il suo rifugio, l’aguzzino il suo santuario. Qui il ladro cela la sua refurtiva avvolta nella carta delle leggi” (22).

Il giudice borghese si pretende imparziale, ma non lo è. Le cose potrebbero andare in modo diverso, se lo volessimo.

I contadini credono nella giustizia. La invocano. Credono che una giustizia imparziale possa esserci. C’è un giudice a Berlino. Parla un personaggio brechtiano, un avvocato:

“abbiamo vissuto sempre delle beghe dei contadini, cocciuti come muli, che andrebbero a chiedere l’elemosina piuttosto che rinunciare a un loro diritto. Hanno sempre il gusto di litigare. Morirebbero dalla voglia di prendersi a coltellate [...] eppure appena capiscono che i processi costano [...] ecco che si calmano di botto, e ti lasciano in tronco la piú bella causa del mondo ...”

Occorre ricordare Franz Kafka: è un contadino balordo che si presenta davanti al palazzo perché vuol vedere «la legge» (23). Aspetterà invano. Ci dice Brecht:

”la legge è fatta esclusivamente per lo sfruttamento di coloro che non la capiscono, o ai quali la brutale necessità non permette di rispettarla. E chi vuol cavare la sua parte da questo sfruttamento, deve attenersi strettamente alla legge.

Brown - “Dunque lei ritiene i nostri giudici corruttibili!”

Peachum - “Al contrario, signor mio, al contrario! I nostri giudici sono assolutamente incorruttibili: nessuna somma è capace di corromperli fino al punto di farli giudicare secondo diritto” (24).

E ancora:

Aula di tribunale. Parla un vecchietto - “Egli è troppo potente”. Wang - “Vuole aprire dodici nuovi negozi”. Il falegname - “Come potrà essere giusta la sentenza, se il barbiere Shu Fu e la signora Mi Tzü, amici dell’imputato, sono anche amici del giudice?” La cognata - “Ieri sera hanno visto la signora Shin portare un’oca grassa nella cucina del giudice, su mandato del signor Shui Ta. Il grasso gocciolava fuori dalla cesta”.

Entrano tre dei in toga ... (25).

Canzone dell’inerme bontà [o, se si vuole, dell’inerme giustizia]. […] gli dei non hanno mine e cannoni, corazzate, bombardieri e carri armati per atterrare i malvagi e salvare i buoni ...

Eppure, pretendono fare giustizia, giustizia imparziale, e per giunta neutrale. Di fronte ai veri, seri problemi degli sfruttati il giudice imparziale svanisce.

La bontà e la legge del mercato

Il libero mercato distrugge la bontà, la carità, la gentilezza. Per prevalere nei commerci il buono deve divenire cattivo, Shen te deve trasformarsi nel cugino.

Il signor Puntilla e il suo servo matti e L’anima buona del Sezuan trattano entrambi del giudice nella società capitalistica, ma il primo ne tratta in una società mitteleuropea capitalistica ma anche semifeudale, mentre il secondo – a mio avviso il piú maturo dramma di Brecht sulla giustizia - tratta dello specifico contrasto fra etica cristiana e logica del libero mercato.

L’anima buona del Sezuan contiene una sintesi di storia economica in cultura marxiana. Morale cristiana ed economia, dice Brecht, non vanno d’accordo. Il diritto emerge dalla forza. La morale non può piegarlo.

«Deve cambiare l’uomo? O il mondo va rifatto?». Il mondo va rifatto, ma non è possibile rifarlo con i buoni sermoni: «ci vogliono altri dei? O nessun dio affatto?». Occorre costruire un mondo in cui «il giusto non sia sempre battuto».

Decisamente, il comunista Brecht oggi ci manca. La politica in primo piano, l’economia in primo piano: le forme, il diritto, ma anche la sostanza, l’economia. I diritti dell’uomo, ma anche il diritto di mangiare un pezzo di pane in fabbrica e avere un’adeguata pausa per mangiarlo. In primo piano le classi, la lotta di classe, l’imperialismo antico e moderno: «Creonte che tutti incalza ...».

Negli anni cinquanta, sessanta e settanta nei teatri europei il teatro di Brecht la fa da padrone. Nel 1956 Giorgio Strehler presenta al «Piccolo» di Milano L’opera da tre soldi; nel 1963 il «New York Times» titola: Brecht Is Global, Except Here.

Nel 1998 la Germania ha festeggiato l’anniversario della nascita di Brecht in modo fastoso: piú di centocinquanta manifestazioni. Angela Merkel ha parlato con fierezza di Brecht e ha ragione di esserne fiera. Tutta l’Europa, oggi, lo dovrebbe essere. In Germania, adesso Brecht è considerato il poeta e il drammaturgo piú importante dopo Shakespeare, Goethe, Schiller (26).



Note:

1) Frederich Ewen, “Bertolt Brecht”, “A Citadel Press Book”, New York, 1992, p. 285.
2) Ingo Müller, “Hitler’s Justice”, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, 1991; V. Accattatis “L’incendio del Reichstag e il processo”, “Il Ponte” n. 1, gennaio 2004.
3) F. Ewen, op. cit., p. 291.
4) F. Ewen, op. cit., p. 307.
5) B. Brecht, “The Exception and the Rule” (“L'eccezione e la regola”), tradotto da Eric Bentley, in “”Bertolt Brecht”, “The Jewish wife and other short plays”, Grove Press, New York 1992, p. 143.
6) B. Brecht, "La resistibile ascesa di Arturo Ui”, prefazione di Cesare Cases, Einaudi, Torino, 1963, p. 122.
7) B. Brecht, “La resistibile ascesa di Arturo Ui”, op. cit., p. 32.
8) B. Brecht, “La resistibile ascesa di Arturo Ui”, op. cit., p. 65.
9) B. Brecht, “La resistibile ascesa di Arturo Ui”, op. cit., p. 75.
10) F. Ewen, op. cit., p. 460.
11) I. Müller, op. cit.; V. Accattatis, op. cit.
12) In Europa il messaggio circola in queste due versioni:«Dato che il popolo vota contro il Governo, occorre dissolverlo». «Se il popolo non pensa correttamente, occorre dissolverlo».
13) F. Ewen, op. cit., p. 162.
14) F. Ewen, op. cit., p. 222, 238.
15) F. Ewen, op. cit., p. 273, 279, 280.
16) F. Ewen, “Hearings of the House Committee on Un-American Activities”, op. cit., p. 497.
17) George Steiner, “Antigones”, Oxford University Press, Oxford, New York, Toronto, 1989, p. 142 s.; F. Ewen, op. cit., p. 427.
18) William L. Shirer, “Storia del Terzo Reich”, Einaudi, Torino, 1990, p. 427; M. Burleigh, “The Third Reich”. “A New History”, London, Pan Books, 2001, p. 236.
19) Raph Miliband, “Capitalist Democracy in Britain”, Oxford University Press, Oxford, New York, 1985, p. 116; Martin Shapiro, “Courts - A Comparative and Political Analysis”, The University of Chicago Press, Ltd, London, 1986, p. 67.
20) William Penn (1644–1718), “Some Fruits of Solitude”, in “Reflections And Maxims”, 1682.
21) Logan E. Bleckley, “Gilham & Brown v. Welles”, sentenza del 1879.
22) B. Brecht, “The Exception and the Rule” (“L’eccezione e la regola”), tradotto da Eric Bentley, in “Bertolt Brecht”, “The Jewish wife and other short plays”, Grove Press, New York 1992, p. 132.
23) Franz Kafka, “Il processo”, Mondadori, Milano, 1975, p. 148.
24) B. Brecht, “L'opera da tre soldi”, “I capolavori”, I, Einaudi, Torino, 1998, p. 71.
25) B. Brecht, “The Good Person of Szechwan”(“L’anima buona del Sezuan”), tradotto da Ralf Manheim, in “Brecht”, “Collected Plais”, v. 6, , Vintage Books, New York 1976, p. 95.
26) F. Ewen, op. cit., p. 490.