Liberazione

Il sistema anglosassone considera i politici perseguibili come qualsiasi cittadino. Il caso Clinton.

Vincenzo Accattatis

20 gennaio 2002

Secondo Francesco Cossiga i giudici oggi a Milano sarebbero obbligati ad assolvere Berlusconi per evitare lo sconquasso e, quindi, a condurre processi farsa, spettacolo per i gonzi. Una condanna di Berlusconi, ha affermato Cossiga, con la sua abituale sensibilità istituzionale, equivarrebbe ad un colpo di stato. «Se verrò assolto - ha dichiarato, il premier -, la sinistra sarà senza argomenti. Se mi condanneranno farò appello al paese, chiederò le elezioni. E non ho dubbi su chi le vincerà...». Siamo di fronte ad una drammatizzazione-ricatto. Occorre cedere al ricatto? Occorre assolvere "per forza" Berlusconi? Facciamo un'ipotesi (Piero Ottone, "Quegli strani silenzi del Cavaliere", La Repubblica del 18 gennaio): al termine di un processo, previa discussione degli avvocati, i giudici si trovano davanti una massa di prove e di indizi gravi precisi e concordanti, per ripetere il lessico giuridico: devono comunque assolvere per evitare lo sconquasso? O devono obbligatoriamente concedere a Berlusconi le attenuanti generiche che unitamente all'eventuale derubricazione di qualche reato portano alla prescrizione in modo che il temuto sconquasso non si verifichi? Molti oggi sono presi dal panico o fingono di esserlo (i più fingono). Alcuni, presi dal panico o fingendo di esserlo, chiedono la reintroduzione dell'autorizzazione a procedere con effetto retroattivo (proposta assurda, in precisa violazione del principio di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge); altri inseguono invece il "modello spagnolo". Per uscire dal panico, reale o finto che sia, è bene rileggere l'articolo 58 della Costituzione: senza l'autorizzazione della Camera alla quale appartiene il parlamentare non può essere sottoposto a perquisizione né può essere arrestato (o altrimenti privato della libertà personale), salvo che in esecuzione «di una sentenza irrevocabile di condanna». Quindi Berlusconi se condannato in primo o in secondo grado non ha l'obbligo costituzionale di dimettersi. Ha l'obbligo politico di dimettersi? Penso sia saggio discutere di questa questione dopo un'eventuale sentenza di condanna e dopo l'eventuale decisione di Berlusconi di non dimettersi. E' saggio discutere oggi delle drammatizzanti affermazioni di Cossiga e di Berlusconi? Secondo me non è saggio, soprattutto perché, per tale via, si politicizzano al massimo i processi in corso che non devono essere invece politicizzati. Se vi saranno prove i giudici condanneranno, se non vi saranno assolveranno. Se assolveranno per nulla toglieranno argomenti all'opposizione perché gli argomenti politico-giuridici contro Berlusconi sono strabocchevoli. Sicché è bene, se possibile, alleggerire il quadro. Se condanneranno, lasceranno a Berlusconi la libertà di scelta che la Carta costituzionale gli lascia. Punto e basta. La sinistra, io penso, non deve favorire polveroni mossi da Berlusconi e compagni perché nella "muina" Berlusconi possa uscirne; deve porre invece i problemi con precisione, deve informare i cittadini "di che lacrime gronda" il governo Berlusconi "di che sangue". Prendo in considerazione, a questo punto, rapidamente, il "modello spagnolo" e la vera alternativa al modello spagnolo di cui in Italia non si discute. Il presidente della commissione giustizia della Camera, professor Gaetano Pecorella, ha dichiarato: «E' opportuno che una questione del genere (la questione dell'autorizzazione a procedere; ndr) sia sul tappeto perché Berlusconi, da presidente del Consiglio, si deve trovare nella stessa condizione di uno Chirac o di un Aznar, nei cui paesi i processi si fermano quando c'è una carica di governo». Quindi si tratta di "fermare" i processi, ma il professor Pecorella sa che in materia non vi è una legislazione comune europea. Ogni paese ha la sua particolare normativa e perché - domando all'avvocato Pecorella che un tempo era persona di sinistra -, occorre inspirarsi alla Spagna monarchica e alla Francia a tradizione bonapartista-gollista (in Francia i giudici si dimettono per protesta) invece che all'Inghilterra dove i giudici non si dimettono, dove gli uomini politici sono trattati come "cittadini comuni"? Il mio parere è che ci si debba ispirare alla legislazione inglese e americana (ricordate come Clinton è stato strizzato dalla Corte suprema americana?), non alla legislazione che interpreta la divisione dei poteri come diritto speciale accordato agli uomini politici (alla legislazione spagnola o francese). La legislazione spagnola è la più arretrata e proprio per questo è presa ad esempio dagli uomini di Berlusconi. A questo punto andrebbe ripreso e sviluppato l'interessante dibattito francese relativo alla immunità del presidente della Repubblica. Andrebbe studiata la recente sentenza della Corte di cassazione francese che ha concesso a Chirac una larga immunità con sospensione della prescrizione. Andrebbe analizzato il perché il giudice istruttore Eric Halphen, che indagava in un "affaire" che coinvolgeva Chirac (l'affare Opac riguardante il Comune di Parigi) si sia dimesso, andrebbe analizzata la reazione inglese alle vicende Chirac. Mi manca il tempo per farlo. Noto solo, in conclusione, che il governo del centro-destra italiano è costretto a rifugiarsi in soluzioni di tipo monarchico ("modello spagnolo") o di tipo bonapartista-gollista. Vuol dire che si sente con l'acqua alla gola.