Liberazione

A margine delle ultime affermazioni del premier, note sul rapporto tra magistratura, potere e sovranità popolare

Sinistre, destre e giudici eletti dal popolo

Vincenzo Accattatis

2 febbraio 2003

Dalle sue televisioni ( le televisioni di Stato si sono messe a servizio) il presidente del Consiglio ha dichiarato che le correnti politicizzate dei giudici, dieci anni fa, hanno imposto ad un parlamento intimidito un cambiamento della Costituzione: in altri termini, hanno fatto un colpo di Stato; che la "magistratura giacobina" lo ha messo sotto accusa ingiustamente, artatamente, per ragioni politiche; che una magistratura nominata per concorso non può pretendere di esercitare l'azione penale e di processare un presidente del Consiglio che rappresenta il popolo sovrano. Le affermazioni si presterebbero ad ampio commento e sono state ampiamente commentate. In questo articolo mi limito solo ad osservare che se la magistratura nominata per concorso non può giudicare un presidente del Consiglio per reati eventualmente commessi prima di diventare presidente del Consiglio vuol dire che la magistratura deve essere cambiata per istituire un tipo di magistratura che possa giudicarlo. Una magistratura eletta dal popolo sovrano andrebbe bene? Ed un'autentica giuria popolare? In questo articolo tratto di magistratura eletta dal popolo e di autentica giuria popolare (che condanna o assolve senza motivare le sue sentenze e, quindi, senza che siano possibili le molto celebri "sentenze suicide").

I giudici e la rivoluzione

Tradizionalmente giudici elettivi e giuria popolare sono stati visti con favore dalla sinistra. La sinistra non ha mai auspicato una magistratura burocraticamente chiusa (separatezza); ha, invece, sempre combattuto perchè la magistratura sia al massimo aperta alla società civile. I rivoluzionari francesi hanno istituito una magistratura "democratica" in applicazione dei seguenti due principi: 1) come ogni altro potere anche il potere giudiziario deve essere espressione della sovranità popolare, quindi i giudici devono essere elettivi; 2) per mezzo delle giurie popolari il popolo è chiamato a rendere giustizia in via diretta. Le giurie popolari sono state istituite ad imitazione delle giurie popolari inglesi.

Il sistema elettivo è stato scelto anche in ragione dell'ostilità nei confronti della monarchia e dei parlamenti (organi giudiziari di ultima istanza). Dopo la rivoluzione, i parlamenti (il più importante quello di Parigi con competenza vastissima) sono visti come organi di possibile opposizione al potere rivoluzionario. Il primo floreale, anno II, giorno di Pasqua, l'ultimo presidente del parlamento di Parigi, Bochard de Saron, e i suoi "présidents à mortier" ( Molé de Champlatreux, Lefèvre d'Ormesson, Pasquier de Coulans), unitamente a venticinque consiglieri-parlamentari, sono condotti davanti al Tribunale rivoluzionario, condannati e immediatamente dopo ghigliottinati. Ha avuto così termine, in Francia, il "dispotismo giudiziario" dell'"antico regime". La storia della magistratura moderna, continentale, comincia così.

Il giudice elettivo nella Francia rivoluzionaria

Più precisamente, la storia della magistratura moderna continentale inizia con i decreti rivoluzionari francesi del 4 e 11 agosto 1789. Seguono la legge 24 agosto 1790 e la Costituzione del 1791 che eliminano radicalmente il sistema giudiziario dell'antico regime e rendono i giudici elettivi. E' precisamente questo il sistema francese rivoluzionario di indipendenza della magistratura, preso poi a modello da tutta la sinistra europea; basato sull'esigenza dello stretto collegamento fra esercizio della giurisdizione e sovranità popolare. L'alternativa si è posta in seguito nei seguenti termini: giudice professionale, nominato per concorso, giudice tecnico, oppure giudice direttamente espresso dal popolo, magari con scarsa competenza professionale, con scarsa conoscenza delle leggi?

Magistratura manipolata e prime epurazioni

In applicazione della normativa già richiamata, i giudici sono stati eletti ma, dai rivoluzionari, i giudici eletti sono stati giudicati poco rivoluzionari e quindi rimossi. Inizia così la storia delle epurazioni della magistratura francese, la storia della sistematica violazione della indipendenza dei giudici. Le epurazioni possono anche essere viste come parte dello "spoils system" alla francese (l'Italia ha imitato). Il 22 settembre del 1792 l'Assemblea rivoluzionaria ha indetto nuove elezioni. Nel corso del dibattito Condorcet ha attaccato duramente i giudici moderati. Danton si è augurato un esito migliore, più rivoluzionario, nelle successive elezioni. La Convenzione è ripetutamente intervenuta per eliminare decisioni giudiziarie ritenute errate. Con decreto 19 ottobre 1792, per allontanare i giudici ritenuti poco rivoluzionari, i Montagnardi hanno eliminato ogni qualificazione professionale, hanno cioè reso la magistratura democratica al massimo: anche un incompetente di leggi poteva essere eletto, purché rivoluzionario.

La magistratura bonapartista

Napoleone Bonaparte ha riformato la magistratura, ha ridotto l'elettività dei giudici ai giudici di pace, mentre ha trasformato il resto della magistratura in magistratura di tipo burocratico. Ha eliminato anche la giuria popolare. Ha inquadrato la magistratura in senso militare (l'Italia ha imitato).

La Comune di Parigi


Anche la Comune di Parigi ha epurato la magistratura. Sotto la Comune i giudici divengono di nuovo elettivi; ma, com'è noto, la Comune dura lo spazio di un mattino. Segue la repressione violenta. L'eccidio dei "rossi". L'esperienza della Comune interessa molto anche perché proprio analizzando detta esperienza Marx formula alcuni giudizi sull'indipendenza della magistratura che influenzano profondamente la cultura della sinistra. «I magistrati - Marx afferma - sono stati privati della loro finta indipendenza che serviva solo per mascherare la loro sostanziale dipendenza». Un concetto di fondo che introduce il discorso su magistratura e ideologia, su diritto e ideologia. Marx approva il principio del giudice elettivo, reintrodotto dalla Comune in contrasto con il giudice burocrate di tipo bonapartista (poi sabaudo). Egli vuole giudici elettivi, responsabili, revocabili. Giudica, comunque, impossibile ed illusoria una vera indipendenza della magistratura di tipo burocratico-bonapartista.

La IV Repubblica


Ampia epurazione dei giudici avviene in Francia sotto la IV Repubblica. Socialisti e comunisti vogliono far sparire dalle istituzioni le vestigia della III Repubblica e della sua ingloriosa fine. Secondo il progetto comunista nessun organismo avrebbe dovuto limitare la sovranità dell'Assemblea eletta a suffragio universale. Sotto la IV Repubblica viene ripreso il discorso dell'elettività dei giudici, ma nessun partito, compreso quello comunista, si impegna a fondo perché l'elettività sia effettivamente introdotta, sicché anche il partito comunista, come in Italia il Pci in Assemblea costituente, finisce con l'accettare l'istituzione del Consiglio superiore della magistratura quale garante dell'indipendenza dei giudici (in Francia come in Italia il Consiglio superiore nasce precisamente con questa funzione). Da notare che in punto di divisione dei poteri Marx ed Engels esprimono una posizione molto acuta, in Italia oggi quasi del tutto dimenticata.

Una domanda: perché il partito comunista francese, in linea di principio favorevole al sistema elettivo, non si impegna a fondo per l'introduzione del principio di elettività? Il contesto politico del dopoguerra, caratterizzato da una forte spinta antiautoritaria e di sinistra, sarebbe stato l'ambiente politico ideale per reintrodurre il sistema elettivo. Non si impegna a fondo per ragioni politiche. Quali giudici sarebbero stati scelti per via di elezione? Giudici democratici antifascisti? C'era da dubitarne. Meglio allora giudici scelti secondo la ben consolidata tradizione. Per queste ed altre ragioni, in Francia come in Italia, il sistema elettivo, negli anni quaranta dello scorso secolo, è stato messo da parte. Il governo di centro destra vuole riprendere il discorso? Ma deve farlo con serietà, con cultura storica. Il governo di centro destra è però incapace di fare un discorso serio sulla magistratura con cultura storica, vuole solo l'assoluzione pregiudiziale del presidente del Consiglio.

Giudici elettivi negli Stati Uniti

Altro fondamentale profilo da tener presente. Negli Stati Uniti d'America sia a livello locale (giudici di pace, tribunali di contea o dei singoli Stati) sia a livello federale (giudici distrettuali, di appello, Corte suprema), la scelta dei giudici è legata alla politica (altro che giudici non politicizzati!). La volontà di collegamento fra giudici e principio di sovranità popolare negli Stati Uniti è presente. In genere i giudici di pace e di contea sono eletti, con mandato rinnovabile, ogni 4 o 6 anni. Essi si presentano all'elettorato come indipendenti o come portati da uno o da entrambi i grandi partiti (democratico e repubblicano). A livello superiore e cioè dei tribunali di prima istanza e di corte di appello degli Stati, in generale sono nominati dall'esecutivo (dai governatori) per tempo limitato. In genere le nomine sono confermate o dal parlamento o da speciali consigli. A livello federale i giudici sono nominati dal presidente con conferma (o diniego di nomina) da parte del Senato.

Le ragioni contrarie all'elettività dei giudici

Perchè in Francia, in Italia, in Germania, in Gran Bretagna, non rendere i giudici elettivi come negli Stati Uniti d'America, perchè non renderli democratici e rappresentativi per via di elezioni? Perché il sistema elettivo non offre garanzia di competenza giuridica, mentre il principio di "soggezione del giudice alla legge" ovviamente esige competenza giuridica; perché l'elezione comporta il collegamento fra candidati e lobbies, fra candidati e corporations in grado di spendere per le elezioni: rapporti, tutti, pieni di inconvenienti, come proprio la storia degli Stati Uniti chiaramente dimostra.

Negli Stati Uniti i partiti politici prendono spesso la forma di macchine manipolate da uomini politici disonesti che cercano di assicurarsi l'impunità mediante l'elezione dei giudici.