Liberazione

IMPERIALISMO, RAZZISMO E GUERRE UMANITARIE

Vincenzo Accattatis

30 aprile 2011

La Germania pacifista. La decisione di Angela Merkel di astenersi in Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione 1973, è stata criticata in occidente, ma non vi è dubbio che la Merkel aveva ragione mentre Sarkozy e Cameron avevano torto; come ha torto Giorgio Napolitano divenuto anche lui guerriero nonostante il chiarissimo dettato dell'articolo 11 della Costituzione che non ha bisogno di dotte interpretazioni. L'Italia "ripudia" la guerra, come la ripudia il popolo italiano. Da ricordare che il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle, criticatissimo dagli occidentali guerrieri, aveva proposto alla Merkel di dare voto contrario. Poi tutti, in occidente, si sono precipitati a distinguere la posizione del ministro, diventato "cattivo", da quella della Merkel; meno cattiva ma certo non buona.

Nel parlamento tedesco Westerwelle ha spiegato il suo orientamento in favore del voto contrario: non voleva impegnare i soldati tedeschi in operazioni militari rischiose, non chiare, dall'esito incerto. Da rimarcare: il 65 per cento dei tedeschi ha approvato e approva la decisione del governo.La Germania vuole la pace, non la guerra: sano orientamento, come quello della Costituzione italiana, come quello del popolo italiano.

Un dato rilevante nello scacchiere mondiale del dopo Yalta: la Germania si ricolloca. Per la prima volta nella sua storia, prende le distanze dagli altri paesi occidentali. Astenendosi, la Germania ha adottato la stessa posizione di Russia, Cina, Brasile, India. E' questo il dato rilevante.

Dove va la Germania? E' la domanda ansiosa che molti in Europa si rivolgono. Muove forse verso oriente? Altre serie questioni: solidarietà europea, in che senso? Per fare le pretese guerre umanitarie alle quali non crede nessuno? E che ne dice l'Unione africana? L'Unione africana sta nel Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) e il Brics è l'altro polo del dopo Yalta, del periodo neocoloniale, della fase mondiale attuale, con larga parte dell'Unione europea pronta ad indossare l'elmetto.
La Francia guerriera. Nicolas Sarkozy è stato il più attivo "supporter" dell'intervento "umanitario" in Libia. Ha dichiarato che l'uso della forza era giustificato, tenuto conto della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza. Solerte, si è precipitato a mettere la risoluzione in esecuzione; anzi, ha anticipato tutti; l'ha interpretata estensivamente, sempre più estensivamente. Perché tanto zelo, si sono chiesti molti osservatori? Forse per far dimenticare gli stretti rapporti fra la Francia e la Tunisia di Ben Ali? Altri hanno suggerito che l'inclinazione di Sarkozy alla guerra umanitaria era dovuta alla caduta verticale dei suoi consensi in Francia. Con la sua inclinazione alle guerre, ha osservato il socialista Didier Mathus, la Francia probabilmente farà una guerra alla settimana. La Francia è oggi impegnata in molte guerre contemporaneamente. I conservatori americani hanno applaudito al "George Bush della Francia". John McCain, candidato repubblicano per la presidenza, battuto da Obama, si è precipitato in Libia a sostegno dei ribelli, ma nessuno sa, ancor oggi, chi sono i ribelli. Riconoscere un Consiglio nazionale degli insorti non in grado di controllare il territorio quale unico governo legittimo della Libia è una novità introdotta da Sarkozy nel diritto internazionale. L'Italia ha servilmente seguito.

In estrema sintesi. L'attacco militare alla Libia «da parte del triunvirato imperiale» (Noam Chomsky intervistato da Patricia Lombroso, il manifesto, 9.4.2011) non ha nulla di umanitario. Siamo in presenza di una guerra di tipo imperiale o, se si vuole, neocoloniale. Da sempre il ricorso alla guerra, ci ricorda Chomsky, viene giustificato con motivi umanitari o di civilizzazione dei paesi barbari: «Basti pensare a Mussolini...». Ha invaso l'Etiopia per portare la civiltà fascista. Oggi alcuni suoi eredi decidono di bombardare la Libia.

Post Scriptum

La Corte di giustizia dell'Unione europea ha bocciato la normativa italiana secondo la quale lo straniero che non rispetti l'ordine di allontanamento impartito dal questore deve essere punito con la reclusione da uno a quattro anni di reclusione. Normativa inaudita, in manifesta violazione dei diritti fondamentali e della direttiva europea n. 115/2008, come la Corte di giustizia ha affermato. I giudici italiani - che contemporaneamente sono anche giudici europei - devono disapplicare la normativa italiana dalla Corte di giustizia bocciata; ed infatti nel nostro ordinamento - come in tutti gli ordinamenti dei paesi che fanno parte dell'Unione europea - vige il principio giurisprudenziale (introdotto dalla stessa Corte di giustizia) che impone ai giudici europei di disapplicare le norme nazionali in contrasto con la normativa europea nelle materie di competenza dell'Unione europea.