Liberazione

L'IMPERIALISMO UMANITARIO OCCIDENTALE IN LIBIA

Vincenzo Accattatis

3 novembre 2011

All'inizio del Novecento gli europei dominano il mondo e in primo luogo lo domina la Gran Bretagna, l'impero mondiale, poi la Germania e la Francia. Gli Stati Uniti d'America stanno emergendo come grande potenza mondiale. L'Italia, unificata da circa quarant'anni, cerca un "posto al sole", ma i governi italiani hanno politiche coloniali confuse e contraddittorie in quanto la politica estera del re si sovrappone a quella del governo. Nella commemorazione del 150° anno dell'unità d'Italia non se ne è parlato; si è trattato molto, invece, di cosa avrebbero fatto i leghisti, mentre La Russa e Gasparri erano impegnati a cantare l'inno di Mameli. I commenti critici della stampa straniera non sono mancati. Gli italiani parlano sempre d'altro, cercano di mantenere vivi i miti, come quelli del tipo "italiani brava gente".

A partire dall'Ottocento inizia nel mondo il razzismo, largamente presente in Italia dal 1938 (anno delle leggi razziali fasciste) a oggi. La Lega Nord, che oggi ci governa insieme a ex fascisti, è parte della storia del razzismo italiano.

Del razzismo occorre continuare a parlare, e, inoltre, occorre continuare a parlare del colonialismo italiano in Libia. Ricordo solo alcuni nomi di colonialisti "liberali": lo scrittore Alfredo Oriani che ha scritto: «La guerra è lotta per la vita, il sangue è il migliore alimento delle idee»; il giornalista Edoardo Scarfoglio; il ministro degli Esteri del governo Giolitti, marchese Antonio San Giuliano.

Alcune date. Ultimatum dell'Italia alla Turchia nella notte fra il 26 e il 27 settembre 1911; dichiarazione di guerra il 29; occupazione e poi, con decreto reale 5 novembre 1912, la Libia è posta sotto la sovranità "piena e intera" del Regno d'Italia.

La "civilizzazione" della Libia costa all'Italia 3.431 morti e 4.220 feriti: ingente il costo finanziario, ma grossi gli affari per i costruttori di armi, che, come narrano gli storici, erano tutti per l'occupazione.

Discutiamo a fondo del colonialismo italiano in Africa: crudeltà, vessazioni, gas asfissianti, campi di concentramento. Basti ricordare alcuni nomi dell'Italia fascista: il nazionalista Alfredo Rocco che, scrive R. A. Webster (L'imperialismo industriale italiano), si stacca «dall'idea stessa di umanità». Questo personaggio, assieme ai suoi "esperti", ha scritto il codice penale ancora vigente che, si dice da alcuni, abbia grande valore "scientifico" (per una recente analisi, S. Rodotà, Diritti e libertà nella storia d'Italia). Giuseppe Volpi, imprenditore e finanziere, governatore della Tripolitania; Emilio De Bono (nome legato all'omicidio Matteotti); Rodolfo Graziani, crudelissimo; Pietro Badoglio; Italo Balbo; Amerigo Dumini - sì, anche Amerigo Dumini, l'uomo che ha comandato la banda che ha ucciso Matteotti.

Dagli storici la Libia è ricordata come Libia "dipendente dall'Egitto", come "dipendente dalla Turchia", come "dipendente dall'Italia", come Libia "libera"(a partire dalla fine della seconda guerra mondiale). Libera in che senso, in quali limiti? Libera, a partire dal 1949, sotto King Idris I. In sostanza un protettorato conferito dall'Onu alla Gran Bretagna.

Nel 1952 Enrico Mattei scopre i giacimenti di petrolio sicché da paese povero la Libia diviene paese ricco appetito dal nazionalismo arabo e dalle altre potenze coloniali in concorrenza con la Gran Bretagna.

Nel 1969 Gheddafi prende il potere con il ben noto colpo di Stato( A. Del Boca, Gheddafi). Prima che il capitano (poi colonnello) Gheddafi assuma il potere, la Libia è una federazione disgregata di tribù e regioni. Gheddafi non migliora di molto la situazione. Vi riusciranno i disgregati "ribelli" in conflitto fra di loro? Il dubbio delle persone serie è legittimo.

La Libia sotto le bombe umanitarie del "triumvirato imperiale" (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti)? L'espressione è di Noam Chomsky. Sarkozy, "che tutti incalza" (Brecht, Antigone), si è precipitato a bombardare la Libia, ma non la Siria o altri paesi arabi governati da tiranni "clienti" dei paesi occidentali. Due pesi e due misure: il contrario della "rule of law".

L'attacco militare alla Libia "da parte del triumvirato imperiale" non ha nulla di umanitario: siamo in presenza di una guerra di tipo neocoloniale.

Gheddafi era un uomo strano, sostanzialmente un tiranno, ma non "cane pazzo" da abbattere con vilipendio di cadavere. Occorre continuare a mantenere la mente fredda. Ricostruire, con il massimo possibile di obiettività, la sua personalità e la sua storia e, soprattutto, la storia della Libia, paese dominato, massacrato nei secoli anche dagli occidentali; anche dagli occidentali umanitari con il contributo dell'emiro del Qatar. Il segno dell'imperialismo è chiaro.