Liberazione

POLITICA SOCIALE
ECCO PERCHE’ L’UNIONE EUROPEA NON CE L’HA

Vincenzo Accattatis

27 giugno 2009

Discuto di Europa sociale possibile su sollecitazione intellettuale di un ottimo articolo di François Denord e Antoine Schwartz che tutti dovrebbero leggere (F. Denord e A. Schwartz, “Dès les années 1950, un parfum d’oligarchie”, “Le Monde Diplomatique” giugno 2009, in traduzione italiana su “Le Monde Diplomatique” - “Manifesto”).
François Denord e Antoine Schwartz sono gli autori di un importante libro «L’Europe sociale n’aura pas lieu »( « Raison d’agir », Paris, 2009) di cui si spera la pronta traduzione in italiano. Alla traduzione mi auguro seguano dibattiti sull’Europa, e, in particolare, sull’Europa sociale: sull’Europa sociale esistente, se esiste, e sull’Europa sociale possibile.

Stati Uniti d’America e Unione europea

“Sognate d’un’Europa socialista. Ma se l’Europa rifiuta la protezione degli Stati Uniti fatalmente cadrà nelle mani di Stalin”( Simon de Beauvoir, « Les Mandarins », « Gallimard », Paris, 1954 - cito dall’articolo di Denord e Schwartz da cui sono tratte tutte le citazioni che seguono ).

All’indomani del secondo conflitto mondiale, guerra fredda, maccartismo, piano Marshall in logica anticomunista, nascita del Consiglio d’Europa su impulso del conservatore-imperialista Winston Churchill, nascita della Nato (esiste ancora e Nicolas Sarkozy si allinea e ne riceve i benefici), guerra di Corea, morte di Stalin, rivelazioni di Chrušcëv sugli orrori dello stalinismo, condanna dei comunisti in Usa da parte della Corte suprema maccartista Vinson, ma – da notare - vi erano due giudici dissenzienti. Giudici che non si sono piegati, che hanno espresso con forza la loro opinione.

Il maccartismo italiano

In epoca di guerra fredda in Italia la sinistra viene espulsa dal governo, poi... le celebri elezioni 1948 e... gli anni seguenti. Anni scelbiani. Giulio Andreotti e Francesco Cossiga sono in fase ascendente, anticomunismo-democristiano-viscerale-
fascistizzante, ancor oggi presente in Italia, presentissimo nella cultura di Silvio Berlusconi.

Anni cinquanta e sessanta, rumore di sciabole, Gladio, P2. E siamo all’oggi. Veline, veline, veline, ma l’aspetto grave è questo: Gladio e la P2 ancora iperpresenti e gli ex missini al governo.

Gli imperi

“Mentre il Vecchio continente vede la sua parte ovest sotto tutela americana” e quella est sotto tutela sovietica (due imperialismi, non uno solo) il libero mercato si espande nel mondo; meglio, il dominio del libero mercato. L’impero del bene distrugge l’impero del male. Segue il dominio imperiale (del bene) incontrastato che arriva fino a Gorge W. Bush, all’invasione dell’Iraq. José Manuel Durao Barroso era d’accordo con Bush. D’accordo Tony Blair. Quali le prese di posizione dei socialisti nel parlamento europeo mentre Bush e Blair invadevano l’Iraq per portare la democrazia?

L’Unione europea tecnocratica

La prospettiva europea trascende gli orientamenti politici? In realtà gli europeisti, negli anni cinquanta, manovravano “un naviglio nettamente inclinato verso destra”.

Dall’origine i conservatori avevano la maggioranza.

Viste “le insegne”, i comunisti dell’epoca, specie in Francia e in Italia (in Italia i comunisti erano molti e molto attrezzati, anche culturalmente) hanno denunciato l’”Europa vaticana” in mano dei democristiani di destra (vero Franceschini?).

“Esprit”, prestigiosa rivista cattolica francese, culla del “personalismo” ( il valore “persona umana” ) ha preso le distanze dall’Europa liberista( Jean-Marie Domenach, “Quelle Europe?”, “Esprit”, novembre 1948 ).

“Sotto l’ampio mantello della pace e della libertà” l’Unione in costruzione raggruppava “una nebulosa composta da conservatori cattolici e da socialisti riformisti, da sindacalisti moderati e da grandi imprese, da servitori dello Stato e da intellettuali liberali”. Non tutti erano d’accordo sulla precisa natura dell’Unione da costruire, tuttavia tutti gli europeisti si riunirono sotto la guida del conservatore Churchill nel grande Congresso dell’Aja del 1948. Quale Europa costruire? Quella del “libero mercato”? E i popoli? Quale ruolo avrebbero avuto i popoli nella costruzione europea? Un ruolo passivo, come in tradizione bonapartista e bismarckiana?