Il Ponte

La cultura politica della sinistra oggi appare largamente liberista

di Vincenzo Accattatis

Occorrerebbe informare i cittadini, non manipolarli, ma proprio manipolando i cittadini Silvio Berlusconi ha ottenuto una vittoria elettorale sulla base di un programma populista di destra. Qual è questo programma che Berlusconi porterà in Europa? È semplice: arricchiamoci, arricchitevi, senza andare troppo per il sottile; le regole sono fatte per noi, non noi per le regole; fate come me, quel che conta è il successo. Programma chiaro, programma classico dell'estrema destra liberista. Una prima, gradevole, constatazione, comunque, che non guasta: l'Italia liberista e populista che ha dato il voto a Berlusconi è minoranza. Si può quindi lavorare per ricostruire una sinistra seria, capace di un’opposizione consistente e politicamente proficua.

Attualmente in Italia esistono spezzoni di sinistra, dovuti a una legge elettorale, il mattarellum, di cui i cittadini italiani non sono responsabili. È il mattarellum che, dissennatamente, ha trasformato una minoranza in maggioranza parlamentare; è il mattarellum che permette il trionfo del populismo e dell'incultura politica. Quando le ragionate e serie analisi dell'«Economist» e di «Le Monde» sono dette «spazzatura», quando Umberto Bossi invita una signora a buttare la bandiera italiana nel cesso, di quale cultura politica si può parlare?

Ma occorre anche analizzare la cultura politica della sinistra, una cultura che oggi appare largamente liberista. La caduta del muro di Berlino non portava, e non porta, necessariamente al liberismo. Non ha portato al liberismo né Francia né in Germania ma ha avuto il potere di trasformare dall’oggi al domani molti comunisti italiani in liberisti. Questo è un problema che va studiato e affrontato. Nulla toglie che da comunisti si diventi liberisti, ma occorre che il trapasso avvenga per passaggi analitici e non di punto in bianco. Liberismo e sinistra non vanno d'accordo, non sono mai andati d'accordo, in nessun paese. In Italia invece sembra vadano d'accordo. La verità è che oggi, in Italia, vi è una grande confusione delle lingue. Anche a sinistra.

Occorre, dunque, costruire una cultura istituzionale di sinistra che la sinistra, purtroppo, non ha mai avuto. Occorre partire dal concetto di divisione dei poteri e dal principio di legalità, riconsiderando a fondo i concetti di solidarietà e di eguaglianza espressi dalla Costituzione. Occorre analizzare a fondo l'articolo 3 della Costituzione, primo e secondo comma, alla luce delle "acquisizioni" europee.

Altro problema che esprimo con una serie di interrogativi: vogliamo costruire un'Europa democratica o tecnocratica? e come costruire un'Europa democratica? La Germania propone uno sviluppo democratico o tecnocratico dell'Unione europea e i francesi hanno ragione a resistere alle proposte tedesche? E l'Europa sociale come va costruita? Può consistere solo, o prevalentemente, in declamazioni e in buone intenzioni frustrate sistematicamente dai "cattivi inglesi", dai “cattivi spagnoli” e, oggi, anche dai “cattivi berlusconiani” al governo dell'Italia? Come mettere d'accordo l'Europa sociale e i principi affermati nel trattato di Maastricht?

Problemi seri, tutti, da discutere con cura, non solo fra esperti ma anche in assemblee popolari. È cosí che si costruisce L'Europa democratica e sociale, un’Europa che non necessariamente dovrà essere liberista. Sotto quest’aspetto la sinistra francese dà utili indicazioni; ma soprattutto propone un’unità a sinistra nel pluralismo delle varie posizioni.

Chi accetta il liberismo a livello europeo, lo accetta anche a livello nazionale ma questa seconda accettazione crea qualche problema. Come conciliare il principio di sussidiarietà con l'articolo 3, capoverso, della nostra Costituzione e con la norma costituzionale dichiarata dalla Corte costituzionale immodificabile? Un certo tipo di regionalismo come va d'accordo con l'articolo 3, capoverso, della Costituzione? Il principio di eguaglianza sostanziale vale all'interno delle singole regioni o deve valere a livello nazionale? Su questi problemi siamo d'accordo o no? E se non siamo d'accordo, discutiamo senza accantonare i problemi e senza manipolare, da furbi esperti, il popolo sovrano. Una domanda finale: gli esperti molto furbi della sinistra sono democratici?