Liberazione

Come la Corte suprema ha delegittimato le procedure utilizzate a Guantanamo

I giudici degli Usa che smentiscono Bush

Vincenzo Accattatis

15 febbraio 2005

Nel giugno dello scorso anno, dichiarando che «uno stato di guerra non è uno chèque in bianco» per il presidente degli Stati Uniti, la Corte suprema americana ha anche testualmente affermato che i pretesi "nemici combattenti", così arbitrariamente qualificati da George W. Bush, hanno tutto il diritto, tenuta presente la Costituzione degli Stati Uniti, di mettere in questione la pretesa legittima detenzione, davanti ad un giudice imparziale. Benchè divisi nelle loro motivazioni i giudici della Corte hanno unanimemente respinto la pretesa dell'amministrazione Bush di poter detenere a suo piacimento, al di là di limiti di tempo, e senza controllo del potere giudiziario, delle persone, cittadini degli Stati Uniti o stranieri.

Siamo in presenza di un ennesimo contrasto fra i poteri di guerra del presidente e la Corte suprema. Otto giudici - tutti tranne il giudice Clarence Thomas - hanno affermato che i due anni di detenzione del cittadino americano Yaser Esam Hamdi al di fuori di ogni controllo giudiziario erano illegali e cioè in contrasto con i principi costituzionali e con le leggi ordinarie in materia di libertà personale. Il giudice Sandra Day O'Connor, che ha scritto l'opinione di maggioranza, ha affermato che un cittadino, anche se dal presidente degli Stati Uniti qualificato nemico combattente, pur tuttavia ha il diritto di contestare i fatti davanti ad un giudice imparziale (a neutral decision-maker). «Noi... respingiamo l'asserzione del governo - ha scritto testualmente O'Connor - secondo la quale, in circostanze come queste, la separazione dei poteri imporrebbe una restrizione del potere dei giudici».

La pretesa dell'Amministrazione serve solo ad accrescere i poteri dell'esecutivo a spese del potere giudiziario. Da rimarcare che la Corte di appello federale aveva rigettato l'istanza di Hamdi, mentre il giudice di primo grado l'aveva accolta, il che significa che, in materia dei poteri di guerra del presidente, le incertezze giurisprudenziali negli Stati Uniti permangono. Vi sono giudici corrivi alle pretese imperiali del presidente, altri meno; giudici attenti al rispetto del principio dell'habeas corpus, altri meno.

In diverso processo, riguardante centinaia di non cittadini detenuti a Guantanamo, a maggioranza 6 a 3, la Corte suprema ha deciso che i giudici federali americani possono conoscere ( hanno giurisdizione su) le istanze di "habeas corpus" presentate dai detenuti. Secondo l'Amministrazione, i precedenti relativi alla seconda guerra mondiale inibirebbero ai giudici federali ogni tipo di sindacato, dato che Guantanamo non sarebbe territorio degli Stati Uniti; godrebbe di uno statuto speciale ( risalente ai primi anni del secolo scorso); ma il giudice John Paul Stevens, che ha espresso l'opinione di maggioranza, ha dimostrato agevolmente che i richiami dell'Amministrazione ai precedenti erano del tutto pretestuosi. Sul territorio di Gauntanamo gli Stati Uniti hanno infatti "giurisdizione esclusiva".

Da notare che quando la Corte suprema ha pronunciato le due richiamate sentenze, ampie critiche erano già intervenute per le torture ai prigionieri in Iraq, nel carcere di Abu Ghraub. Il paese che si erge a protettore dei diritti dell'uomo viola la rule of law. Il paese che si erge a protettore dei diritti dell'uomo tortura a Guantanamo e in Iraq.

Nel gennaio scorso, in applicazione delle sentenze della Corte suprema, il giudice federale Joyce Hens Green ha dichiarato incostituzionali le commissioni militari americane istituite da Bush per giudicare i detenuti di Guantanamo. La guerra al terrorismo, ha scritto la signora Hens Green, non giustifica la negazione dei diritti fondamentali per i quali il popolo americano si vanta di combattere. Le commissioni militari sono illegittime perchè non sono tribunali indipendenti, mentre il quinto emendamento della costituzione reclama tribunali indipendenti.

Il giudice ha parlato al potere e si è espresso in modo chiaro, ha commentato l'avvocato Eugene R. Fidell. Il giudiziario deve agire così, altrimenti nega se stesso. Silvio Berlusconi dovrebbe imparare. A Guantanamo il principio di eguaglianza non vale. A Guantanamo vi sono detenuti privilegiati ( inglesi, australiani che possono essere trasferiti e giudicati nei paesi di origine) e gli altri. I detenuti di Guanatanamo sono chiamati "nemici combattenti", ma che cosa significa, in sostanza, l'espressione nemici combattenti? Significa questo: che i detenuti sono privi di ogni garanzia di legge e possono essere torturati.

Un giudice inglese ha fatto un duro attacco al regime di Guantanamo ( cfr. Joshua Rozenberg, "Monstrous US Justice Attacked by Law Lord", "The Telegraph" 26 novembre 2003). Anche in Italia, in una delle province dell'impero, si discute di terroristi e no. In un'ordinanza il giudice di Brescia Roberto Spanò ha testualmente affermato: «Non può ignorarsi... che l'organizzazione Ansar al Islam, cui gli imputati sono riconducibili, è stata inserita dal governo degli Stati Uniti tra le organizzazioni terroristiche che intrattengono rapporti con la temibile Al Queda». Spanò si fida quindi ciecamente delle notizie che vengono dal centro dell'impero. Dovrebbe almeno leggere le sentenze dei giudici che operano nel centro dell'impero. Le legge? Ne dubito.